DALLA RIVOLUZIONE ALLA RIVELAZIONE:
LE NOMINE DEI DIRETTORI DEI 20 MUSEI SONO UN INSULTO AL PERSONALE TECNICO
Abbiamo voluto prenderci il tempo necessario per ragionare su ogni implicazione, sia pratica che di principio, che le nomine di ieri avrebbero potuto avere, a cominciare da una rapida indagine presso i nostri colleghi che esercitano la tutela e la valorizzazione nelle realtà museali più importanti d’Italia.
Al di là di ogni fattore simbolicamente innovativo (il carattere internazionale del bando, il recupero dei “cervelli in fuga”, la giovane età, la massiccia rappresentanza femminile), il dato inconfutabilmente emergente è che solamente un funzionario interno al Mibact è stato ritenuto, tra tutti i concorrenti, meritevole di accedere alle nomine. Per il resto, personalità italiane e straniere provenienti da realtà diverse dal Mibact.
Sulla stampa, divisa equamente a metà tra favorevoli e contrari, si parla già di difese corporative nutrite di provincialismo, ma in realtà non è quello il cuore del problema; lo straniero non soltanto è benvenuto (se non altro per una questione di circolarità delle professioni, che vede molti tecnici italiani con prospettive di carriera decisamente più elevate che in madrepatria), ma è ulteriormente apprezzato se il suo curriculum ne comprova la preparazione culturale e l’attitudine gestionale.
E il problema sta tutto qui. La UIL, dopo la pubblicazione della graduatoria d’accesso ai colloqui, ha chiesto al presidente Baratta di conoscere i criteri meritocratici adottati dalla commissione giudicante, senza ottenere risposta alcuna. Pensavamo ad inerzia, ad iperburocrazia. Invece tutto rientra, a questo punto, in un progetto folle che mira a demolire il sistema Beni Culturali una volta per tutte.
Dove sta la trasparenza invocata da Franceschini, se non si riesce neanche a capire in base a quali criteri siano state nominate persone che figuravano al quinto o sesto posto della rispettiva graduatoria? LEGGI TUTTO