COMUNICATO STAMPA del 25/05/2017
LA GATTA PRESCIOLOSA FA SEMPRE I FIGLI CIECHI
(ovvero: noi l’avevamo detto…)
Su IlSole24ore di oggi è stato pubblicato un articolo che riprende due sentenze del TAR Lazio – Roma (nn. 6170/2017 e 6171/2017) le quali assestano il colpo di grazia all’impianto “europeista” (si fa per dire) della riforma Franceschini, ovvero la provincialissima usanza di nominare a tutti i costi dirigenti stranieri per far finta di omologarci a quanto accadrebbe nel resto del mondo.
Le due sentenze stabiliscono fondamentalmente l’illegittimità della decisione di collocare cittadini stranieri (che nemmeno in specie erano illustri esperti e studiosi di fama internazionale, come il ministro si illudeva che avrebbero affollato il concorso) al vertice di quasi tutti i primi musei autonomi – con l’eccezione della Galleria Borghese, per la quale fu prescelta la funzionaria del Mibact già direttrice di quel museo quando ancora era sede pertinenziale del Polo Museale Romano. Il TAR ha anche bocciato l’ opaca e approssimativa procedura dell’esame orale del ‘concorso’, svoltosi a porte chiuse, senza assegnare un preciso punteggio a ciascun candidato e ha considerato ‘assorbita’ da tale pronuncia in quanto sufficiente a invalidare il concorso (ma non infondata), la censura sull’arbitrarietà della scelta del ministro in una terna ‘individuata’ dalla commissione, del tutto al di fuori della prassi del concorso pubblico ordinario.
Noi, però, lo avevamo detto forte e chiaro nel gennaio 2015 (!!), facendo anche un esposto in merito alla Corte dei conti: per dirigere un museo italiano la legge esige la cittadinanza italiana, come stabilisce l’art. 38 del D. Lgs. 165/2001 – lo stesso Testo Unico del Pubblico Impiego che la nostra Amministrazione conosce benissimo quando si tratta di interpretare in senso restrittivo le prerogative dei lavoratori – quando l’incarico comporta «l’esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri», e il DPCM 174/94 ha chiarito che tale è il caso di tutti gli incarichi dirigenziali delle amministrazioni dello Stato, e tanto più lo à dei Musei autonomi dichiarati dallo stesso decreto istitutivo “di rilevanza nazionale”.
Inutile sottolineare che la giurisprudenza (Consiglio di Stato, TAR) ha confermato la permanenza del requisito della cittadinanza italiana o comunitaria per l’accesso a posti del Pubblico Impiego anche dopo le recenti leggi sull’immigrazione e la condizione dello straniero. Inutile dire che il Dipartimento della Funzione Pubblica, nel suo parere n. 196/2004, aveva formalizzato l’orientamento che la scrivente Segreteria ha segnalato, sempre inutilmente, nel 2015 al vertice politico della nostra Amministrazione.
Inutile, appunto, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Il ministro e i suoi consiglieri (rigorosamente esterni al Mibact, per carità) in questi tre anni hanno proceduto a tappe forzate, incuranti dei pareri qualificati e disinteressati che la parte sindacale ha offerto con il debito anticipo per modificare impianti legislativi e organizzativi privi di fondamento, di buon senso e di rispetto nei confronti del Paese, dei lavoratori e dei dirigenti italiani.
Oggi non c’è nulla da festeggiare. Come UILPA BACT siamo estremamente orgogliosi di aver prodotto osservazioni che sono identiche al parere dei giudici (a dimostrazione che crediamo nel nostro lavoro e lo affrontiamo seriamente), ma per i cittadini, i lavoratori, i dirigenti italiani e gli aspiranti tali è una bruttissima giornata.
Riteniamo, inoltre, gravissimo l’attacco del segretario del Pd alla magistratura, al limite della minaccia. In un Paese che aspira ad essere democratico e civile le sentenze si rispettano, soprattutto se contrarie alle proprie tesi.
In attesa del già annunciato ricorso in appello del Mibact, altre ancora sono le domande che ci poniamo: chi gestirà i musei autonomi? Chi pagherà le spese per il danno all’Erario?
Chi soddisferà le legittime aspirazioni dei concorrenti bocciati?
E soprattutto: c’è ancora qualcuno pronto a dire che i sindacati in Italia non siano utili?
Noi la risposta la sappiamo già.
ENZO FELICIANI
SEGRETARIO NAZIONALE