Roma, 7 marzo 2020 Al Ministro per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo
Al Capo di Gabinetto
Dr. Lorenzo Casini
Al Segretario Generale Dr. Salvo Nastasi
Al Direttore Generale Organizzazione Dr.ssa Marina Giuseppone
Al Direttore Generale Musei Dr. Antonio Lampis
Al Direttore Generale Biblioteche Dr.ssa Paola Passarelli
Al Direttore Generale Archivi Dr.ssa Annamaria Buzzi
Al Direttore del Servizio II – DG Organizzazione
Dr. Alessandro Benzia
Oggetto: Emergenza COVID-19 – invito alla chiusura al pubblico dei siti culturali del Mibact.
Egregi,
pur apprezzando le disposizioni emanate negli ultimi giorni e ferma restando la richiesta di attento monitoraggio rispetto alla tempestiva attuazione delle misure previste, ci preme segnalare che, alla luce delle ultime disposizioni emanate dalla PCM e dell’evoluzione preoccupante della diffusione del contagio, tali misure appaiono insufficienti.
La scelta, inevitabile, della chiusura degli istituti di istruzione ad ogni livello è stata motivata dalla necessità di prevenire la propagazione del COVID-19 e ha avuto un impatto enorme sulla vita quotidiana di moltissimi lavoratori del Mibact, soprattutto delle lavoratrici. Il principio di limitare al minimo i contatti diretti fra le persone si giustifica solamente se l’obiettivo è quello di minimizzare – unitamente alle misure cautelari attuate nel tempo dedicato alla vita privata – le ricadute di un potenziale epidemia. Quindi appare prioritario privilegiare il concetto di salute pubblica anche a fronte di una crisi economica che coinvolge, purtroppo, molti lavoratori privati del settore culturale e turistico, contrattualizzati e non.
In tale
ottica non ha alcun senso mantenere aperti al pubblico i nostri siti museali ed
i luoghi della cultura. C’è un aspetto psicologico, che ci riferisce
quotidianamente sentimenti di ansia, di panico, di sospetto che la prevenzione
non sia attuata come si potrebbe/dovrebbe. C’è un aspetto economico e di
sostenibilità, che considera l’effettivo afflusso di turisti o di utenti nei
nostri siti in misura non
sufficiente a ripagare i rischi da contagio dei singoli lavoratori costretti a
presidiare gli Istituti utilizzando mezzi pubblici. C’è un aspetto di
giustizia, legato al fatto che, pur avendo attivato la modalità del lavoro
agile, rimangono esclusi i lavoratori AFAV che
rischiano il rigetto delle istanze pur rientrando nelle categorie a rischio
previste (ovvero i colleghi con figli in casa, immunodepressi, che utilizzano
mezzi pubblici o hanno parenti anziani e malati).
Tutto ciò premesso, considerate tutte le ricadute in termini di immagine, di economia e sostenibilità sociale nei confronti di un sistema sanitario già provato dal regime emergenziale, siamo a chiedere un provvedimento solidale e precauzionale di chiusura dei siti, almeno fino al 3 aprile prossimo, anche al fine di evitare che tali provvedimenti vengano presi direttamente dalle Autorità indicate nel DPCM 4 marzo 2020.
È di conseguenza necessaria la massima implementazione possibile di modalità di lavoro agile, in attesa di provvedimenti mirati a definire un regime di assenze retribuite e di ammortizzatori sociali per il personale costretto a rimanere nel proprio domicilio.
Le organizzazioni sindacali firmatarie della presente si dichiarano, ove mai ve ne fosse bisogno, disponibili a collaborare sinergicamente con l’Amministrazione per realizzare tutte le iniziative utili a salvaguardare, anche sotto il profilo psicologico ed emozionale, i lavoratori del Mibact, che anche in questo frangente si stanno distinguendo per grande senso di responsabilità, professionalità, attaccamento al lavoro e appartenenza.
In attesa di riscontro urgente si porgono distinti saluti
FP CGIL | CISL FP | UIL PA | FLP | CONFSAL |
Meloni | Nolè Di Stefano | Trastulli | Satolli | UNSA Urbino |