Nota unitaria inviata al Ministro su riorganizzazione M.I.C.

Al Sig. Ministro della Cultura Dott. Gennaro Sangiuliano

Al Sig. Capo di Gabinetto

Cons. Francesco Gilioli

Roma, 20 marzo 2024

Egregio Ministro, egregio Consigliere

a seguito della pubblicazione definitiva dei decreti sulla riorganizzazione del Ministero della Cultura riteniamo di dover ribadire il proprio dissenso circa una scelta organizzativa inefficace, nel metodo e nel merito.

Nel merito perché consolida una tradizione di accentramento gestionale a fronte di una Amministrazione diffusa capillarmente sul territorio al pari di poche altre, anche con conseguenze rilevanti quali l’azzeramento dei Segretariati regionali.

Nel metodo laddove alcune soluzioni organizzative sono state appena accennate ed altre addirittura omesse. È il caso, ad esempio, dello spostamento del Museo romano degli Strumenti Musicali in zona Eur, di cui siamo venuti a conoscenza, ancora una volta, soltanto attraverso la stampa.

Non può considerarsi, infatti, in alcun modo esaustivo il confronto con le Organizzazioni Sindacali tenutosi lo scorso 27 novembre in cui l’Amministrazione ha soltanto sommariamente annunciato alcuni degli aspetti della riorganizzazione, ricevendo peraltro l’appunto dal Consiglio di Stato in merito alla mancanza dei verbali, che certificano l’avvenuto confronto con le OO.SS.

Soprattutto se si considera che – ferma restando la prerogativa datoriale di procedere a una riorganizzazione – gli Uffici sono popolati da persone, lavoratrici e lavoratori che hanno nelle Organizzazioni Sindacali la loro rappresentanza diretta. Anche solo per questo ci saremmo aspettati, ancora una volta, maggiore considerazione.

Secondo quanto avevamo avuto modo di scrivere al Capo di Gabinetto soltanto pochi giorni prima del completamento dell’iter legislativo della riforma, esprimevamo le nostre perplessità sull’accentuato disallineamento funzionale e organizzativo fra la tutela del patrimonio culturale, da un lato, e la sua conservazione e gestione dall’altro (cioè fra Soprintendenze e Musei), già contestato da alcune OO.SS. e dagli operatori della cultura nel precedente assetto, separandole ora fra dipartimenti diversi.

Poco ci aveva convinto la riperimetrazione del sistema museale, realizzato tramite una doppia operazione: l’aumento dei Musei elevati a livello dirigenziale generale e l’ulteriore proliferazione di Musei autonomi di seconda fascia andando ad accrescere il numero di quelli dotati di autonomia. Schema questo che, comunemente alla precedente riforma, oggi come allora ci convince poco, perché sostanzialmente rende residuali le Direzioni Regionali Museali, che in taluni casi ne escono eccessivamente ridimensionate, al punto che ci si chiede se valga effettivamente la pena mantenerle in vita. Continuano a risultare assenti, seppur fortemente sollecitate da chi scrive, le forme di coordinamento delle competenze separate e che sarebbero necessarie nei nuovi dipartimenti; resta il disallineamento fra esigenze di competenza specifica/specializzazione e le soluzioni adottate di genericità e fungibilità funzionale e organizzativa.

L’individuazione dell’Archivio Centrale dello Stato – cui viene meno “l’autonomia tecnico scientifica”

– come Ufficio Dirigenziale non generale, posto in subordine alla Direzione Generale Archivi subalterno al Dipartimento per la tutela del patrimonio culturale è per noi una “ferita aperta”, anche

a voler considerare il fatto che per l’Istituto Centrale per la Grafica l’Amministrazione è – giustamente e gliene diamo atto – corsa ai ripari ristabilendone la corretta dipendenza funzionale che in prima battuta era stata erroneamente imputata ad altro Dipartimento.

Solo per citare alcuni esempi meglio noti a chi scrive, sfugge la ratio dell’accorpamento fra Galleria Spada e Galleria Borghese, se non in funzione di un’origine fedecommissaria; o di quello fra il Museo Manzù (in provincia di Roma) e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (a Roma) se non in ragione del comune riferimento temporale al contemporaneo, seppur vale forse la pena ricordare che la GNAM ha anche un considerevole numero di opere del XIX secolo mentre il Manzù è un museo monografico.

Per non dire del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, unico nel suo genere, che verrebbe traslato nel complesso dell’EUR dopo ingenti somme di denaro pubblico investite nel suo ammodernamento nell’attuale sede espositiva.

Oltre a un maggior controllo sulle strutture periferiche, abbiamo notato che difficilmente si assiste a un potenziamento di quelle centrali, che pure sostengono un considerevole carico di lavoro, soprattutto presso la Direzione Generale Organizzazione. Riteniamo, per esempio, che si sarebbe potuto/dovuto implementare il numero dei Servizi di una unità, separando le attività di gestione del personale e delle carriere da quella delle relazioni sindacali e benessere organizzativo.

Come più volte abbiamo avuto modo di sottolineare, i provvedimenti intervengono, ancora una volta, sull’apparato organizzativo ministeriale in maniera inappropriata per una struttura che presenta specificità non assimilabili a tutte le altre Amministrazioni.

Pur consapevoli che il processo di riorganizzazione è in divenire, sentiamo la necessità di rinnovare la richiesta di confronto con le Organizzazioni Sindacali al fine di puntualizzare con maggior livello di dettaglio le conseguenze di tale progetto. Tra gli argomenti che rivestono maggiore urgenza, siamo qui a rappresentare la priorità di comprendere come si intenda procedere verso la mobilità del personale degli Istituti coinvolti nel nuovo impianto complessivo.

Distinti saluti

FP CGIL                                                                                  UIL PA

V. Giunta                                                                              F. Trastulli